Arte e Monumenti dell'Isola di Ventotene

L'approdo all'Isola di Ventotene segna l'inizio di un lungo viaggio alla scoperta di un ricco patrimonio storico ed archeologico che testimonia un rigoglioso passato a cui i Romani hanno contribuito rendedola famosa in tutto il mondo!
Al riguardo segnaliamo: il Porto Romano, le Cisterne Romane, la Peschiera Romana, la Villa Giulia di Punta Eolo, e l'Acquedotto Romano.

In ogni caso l'inizio dello sfruttamento edilizio del territorio isolano si fa risalire all'Età del Bronzo (XVI-XVII secoli a.C.) come testimonia il materiale protostorico riportato alla luce in un'area compresa fra il cimitero ed il pendio occidentale dell'isola.
La notorietà dell'isola ha inizio a partire dal I secolo a.C., quando esponenti della famiglia imperiale la scelsero come luogo di esilio.

I secoli successivi alla dominazione romana, conclusasi con la caduta dell'Impero Romano, furono caratterizzati dapprima da una imprecisa presenza di monaci (benedettini e cistercensi), dopodichè dalla dirompente veemenza dei Borboni fautori di un progetto di urbanizzazione di Ventotene.
Durante la reggenza di Ferdinando IV avvenuta nel 1768, Ventotene consegnò le sorti del proprio destino nelle mani di due ingegnieri, Antonio Winspeare e Francesco Carpi, ideatori di due edifici simbolo del potere: il CASTELLO, e la CHIESA DI SANTA CANDIDA.
Queste due splendide opere monumentali furono dotate di altrettante strade d'accesso, ossia l'antico camminamento romano lungo il Pozzillo, e la sequenza di rampe che dal Porto Romano avrebbe raggiunto la Piazza dell'edificio religioso.
Il castello sede del Municipio di Ventotene, e del Museo Archeologico di Ventotene, non si presenta nella sue originaria conformazione, ma deve il suo aspetto attuale al Periodo Fascista quando si procedette alla costruzione di due piani sopraelevati per adattarlo all'allora funzione di penitenziario.

Un tempo il piano seminterrato era adibito a cisterna e fognatura, il primo ad alloggio per i militari, mentre il secondo ad alloggio per gli ufficiali ed i funzionari del governo.  
La chiesa di Santa Candida venne costruita tra il 1769 ed il 1774, secondo i canoni stilistici tipici del neoclassicismo, e comprende altresì un convento.
Da ammirare all'interno dell'edificio religioso, un dipinto raffigurante la Madonna, ed una statua lignea di Santa Candida.


A periodo Borbonico risale anche la costruzione del CARCERE DI SANTO STEFANO sull'isolotto omonimo, tra le cui mura i detenuti Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi redassero nel 1941 lo storico Manifesto di Ventotene, documento guida delle prime idee di una Europa Libera e Unita.
L'interesse degli abitanti isolani per il proprio patrimonio architettonico si riflette oltre che nella sua perfetta conservazione, altresì nell'allestimento già a partire dal 1983 di una mostra confluita poi nell'allestimento di un vero e proprio MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENTOTENE, tra le sale del Castello borbonico, in particolare l'ingresso, il cortile e cinque stanze. 
All' ingresso è posizionato un grande dolio da 2000 litri, quasi sicuramente un tempo, collocato su una nave romana affondata nel I secolo a.C. a Punta dell'Arco, e realizzata per il trasporto di vino in Francia e in Spagna.

Nel cortile e nella prima stanza sono custoditi i reperti attinenti all'archeologia subacquea, cui segue nel secondo ambiente l'esposizione di oggetti di carpenteria marinara, e di reperti riportati alla luce su di una nave affondata a Cala Rossano.
Le stanze numero due, tre e quattro sono dedicate alla storia ed alla topografia dell'isola di Ventotene; nel dettaglio la seconda accoglie un plastico riguardante l'assetto naturalistico e monumentale dell'isola in epoca romana, e sei pannelli descrittivi; la terza e la quarta sala riguardano la Villa Giulia a Punta Eolo; infine, il vano numero cinque illustra gli anni che vanno dal Medioevo all'epoca fascista.